venerdì 18 novembre 2016

Bruges la morta - G. Rodenbach




Una trama semplice, per un libro che quasi non ha bisogno di una storia. "Bruges la morta" è un romanzo breve estremamente evocativo. Privo di intrecci e di colpa di scena, è un continuo riecheggiare di campane, di fruscii di vesti sull'asfalto, di passi di vecchiette stanche, di battiti d'ali di cigni, di malinconici lamenti. Rodenbach, pur senza perdersi in dettagliate descrizioni (da me sempre ben accette) riesce a rendere appieno le atmosfere di una Bruges decadente, melanconica, morta. Azzarderei con l'affermare che la vera protagonista è la città stessa, simbolo di un tempo che mai ritornerà. La Bruges del XIX secolo era una città estranea al progresso industriale; troppo legata alle sue torri medievali, proprio come Hugues (protagonista del romanzo) resta legato al fantasma della moglie che non c'è più. Dopo la morte dell'amata, decide di trasferirsi a Bruges, perché si sente in sintonia con le atmosfere cupe di questa città, atmosfere che sanno di morte. Qui riesce a portare avanti la sua "non vita". Abiterà una casa che riempirà di ricordi della moglie, rendendola un reliquiario maledetto; una casa che fin da subito lascia il presagio di una tragedia. Hugues incontrerà una donna, la cui unica colpa sarà quella di somigliare ad Ofelia, moglie defunta del protagonista. Tra i due nascerà una strana relazione, fatta di false illusioni che prenderà, presto, una brutta piega. Jane, la giovane donna era una ballerina di teatro; che affronto per la bigotta Bruges!
Ho letto questo libro d'un fiato. Un paio d'ore di piacevole malinconia. Sentivo  l'odore della nebbia e un immenso bisogno di solitudine. Vorrei esser lì, a Bruges, proprio ora che siamo a novembre. Conoscete un mese migliore per lasciar riaffiorare ricordi malinconici?

Nessun commento:

Posta un commento